Dante e la botanica: Purgatorio

Giunco Marittimo (Juncus maritimus), “Erbario Storico Muzio de Tommasini", Museo Civico di Storia Naturale, Trieste

Dopo aver indicato i riferimenti alla botanica nell’Inferno, Roberto Visiani, nel volume pubblicato nel 1865 Dante e il suo secolo, 14 maggio 1865, prosegue la sua analisi riscontrando nel Purgatorio altri dieci passaggi in cui il Poeta analizza con grande conoscenza le bellezze e particolarità delle piante.

Nel primo canto, dove Dante e Virgilio incontrano Catone, si parla del giunco acquatico che cresce nel limo, per descrivere le qualità che bisogna avere per continuare il viaggio verso il Paradiso. Schietto senza fronde e non duro ma arrendevole all’urto dell’acqua che lo percuote.

“Purg. I, 94-105”

Per descrivere un passaggio stretto, nel IV canto, lo paragona ai varchi che si trovano nelle siepi di recinzione, e che i vignaioli cercano di chiudere con dei rami spinosi per salvaguardare le uve che stanno maturando.

“Purg. IV, 19-23”

Nel canto VIII e in quello successivo Dante si sofferma sul colore verde dell’erba che quando nasce è meno intenso, si rafforza nella crescita per ritornare scolorito dal sole quando muore.

“Purg. VIII, 28 – Purg IX, 115”

Per Visiani nel XVI canto del Purgatorio, Dante dimostra la sua conoscenza sulla classificazione del regno vegetale, “Chè ogni erba si conosce per lo seme…”.

Parlando del Pontefice, che mischia i poteri spirituali con quelli terreni, utilizza i semi come paragone per distinguere le loro differenze. Pur mescolandoli: semi differenti, alla germinazione manifestano la loro diversità.

“Purg. XVI, 106-114”

Un altro esempio che ci riporta alla botanica lo troviamo nel canto XVIII quando, parlando delle virtù morali, Dante si sofferma sul corpo e sull’anima: il primo visibile, mentre l’altra appare solo per gli effetti sul corpo. Così le piante si riconoscono solo per i colori superficiali delle loro foglie, ma non per la loro vita.

“Purg. XVIII, 49-54”

Continuando il suo viaggio in Purgatorio Dante arriva all’albero dei golosi e vede in alto frutti “soavi e buoni”, ma mentre l’abete ha rami lunghi in basso e sempre più piccoli verso la cima, quest’altro albero Dante lo immagina coi rami corti in basso e più lunghi in alto per non permettere ad alcuno di salirvi a cogliere i frutti.

Purg. XXII, 130-135

Nel XXV canto non viene utilizzata solamente la parte descrittiva delle piante ma anche quella fisiologica. Dante contrappone la vita vegetale a quella animale, dicendo che la prima è in via di perfezionamento perché non possiede qualità come la sensitività, il moto, l’istinto o l’intelligenza. Anche successivamente, parlando del vino lo indica come come prodotto dal calore del sole che induce una parte sensoriale nella linfa della vite.

Purg. XXV, 37-55 – 67-78