Forse non tutti sanno che la prima traduzione in ebraico della Divina Commedia è opera di un triestino, Saul Formiggini (Trieste, 7 ottobre 1807-8 luglio 1873), fu stampata a Trieste nel 1869 da Julius Dase ed è anche la prima edizione di un’opera dantesca a Trieste!
Laureato in medicina all’università di Padova nel 1830, Formiggini fu medico dell’ospedale israelitico di Trieste, ma la sua più grande passione furono gli studi umanistici. Per tutta la vita fu molto attivo sui principali periodici locali quali “Il Diavoletto”, “L’Osservatore triestino” e le “Letture di famiglia”. Formiggini ne fu caporedattore, assieme ad Onorato Occioni e Ambrogio Boschetti, e curò la rubrica “Cronaca triestina”, in cui sintetizzava i principali avvenimenti della città. La sua persona fu anche oggetto di una gustosa caricatura sul periodico satirico “Il Pulcinella”, in cui viene soprannominato “Compare Masticazucche”.
Assieme a Pietro Kandler, Pasquale Revoltella e Giovanni Battista Scrinzi fu autore nel 1858 della fortunata guida Tre giorni a Trieste, stampata in 4 lingue (italiano, tedesco, inglese e francese) e in 10.000 esemplari in occasione del primo convegno dei delegati delle strade ferrate.
Fu inoltre membro della Direzione generale di pubblica beneficenza, fondata nel 1858, attraverso la quale promosse la costruzione della nuova “Casa dei Poveri” (attuale ITIS), inaugurata nel 1862 e di cui redasse per un certo periodo gli annali.
L’interesse e l’amore per Dante si manifestano già nel 1847, quando pubblicò su ”La fama. Rassegna di scienze, lettere, arti, industria e teatri” un articolo intitolato “Dante medico”, in cui contempera i suoi interessi professionali e letterari. Nel 1865, in occasione dei 600 anni dalla nascita di Dante, si unì alle celebrazioni cittadine componendo la silloge di Dodici epigrafi poetiche a Centone dantesco. Fu a partire da questo momento che Formiggini maturò l’idea di tradurre in ebraico la Divina Commedia con l’intento di diffondere quest’opera capitale della letteratura italiana anche tra gli ebrei polacchi, russi e orientali, che non disponevano di traduzioni nelle rispettive lingue. La traduzione dell’Inferno (Sefer Mar’ot Elohim), nella quale tentò di rendere le terzine dantesche attraverso la lingua della Bibbia, fu compiuta nell’ottobre del 1867 e pubblicata nel 1869, attirandosi le critiche di coloro che ritenevano inopportuno diffondere le idee cristiane attraverso la lingua della religione ebraica. Nello stesso anno completò anche la traduzione del Purgatorio e del Paradiso che, però, rimasero inediti e sconosciuti, finché nel 1912 il professore triestino Salvatore Sabbadini ne scoprì il manoscritto (ora conservato ai Civici Musei di Storia e Arte) e nel 1931 ne propose, invano, la pubblicazione alla casa editrice Devid di Tel Aviv.
La versione della Divina Commedia di Formiggini, che è presente nella biblioteca di Pasquale Revoltella in quattro copie, fu per lungo tempo l’unica integrale in ebraico: appena tra il 1944 e il 1956 fu infatti pubblicata dalla casa editrice Tarshish di Gerusalemme la seconda traduzione ebraica ad opera di Immanuel Olsvanger.