Persefone e i misteri eleusini

Nella mitologia greca la prima discesa agli inferi è quella di Persefone rapita da Ade, mito centrale del culto di Demetra nei Misteri Eleusini, la cui pratica era nota già fra il XVI e il XII secolo a.C.

Secondo i racconti più diffusi, di Persefone, figlia di Zeus e Demetra, si innamorò Ade, il loro potente fratello che dava ordine al mondo della morte. Egli la rapì, candida fanciulla, mentre stava raccogliendo fiori su un verde prato insieme alle giovani amiche. Sul carro trainato da neri cavalli al galoppo Ade la trascinò sottoterra dove si compirono le sacre nozze.

Melagrana in terracotta realizzata con l’uso di due stampi, di produzione ellenistica del III-II secolo a.C. dalla Puglia. Museo d’Antichità, Inv. 5121

La madre Demetra non si rassegnò alla scomparsa della figlia: la chiamò invano, poi disperata abbandonò l’Olimpo e si mise a cercarla ovunque sulla terra, finché comprese quale era stato il suo destino. Demetra afflitta finì per negare il proprio dono all’umanità, bloccando la crescita del grano e delle messi, sinché Zeus impose al fratello di restituire la ragazza: mandò Ermes nell’Ade a richiederla. Persefone fu restituita alla luce e poté riabbracciare sua madre, ma i pochi chicchi di melograno che aveva mangiato sottoterra la vincolavano per sempre al regno dei morti, e così la sua rinascita non fu completa: per sei mesi (oppure tre soltanto), d’inverno, siede accanto allo sposo sul trono infero, per gli altri ritorna a vivere con la madre e tutti gli dèi: è questo il periodo in cui la natura torna a germogliare.

Testa della dea Demetra con modio Epoca romana con integrazioni del XVIII secolo Museo d’Antichità, inv. 2186

Le nozze tra Ade e Persefone sono una grande metafora della vita che si rinnova, poiché rinviano in realtà al morire e al rinascere della vegetazione e al perenne ciclo dell’esistenza in cui la morte non è il punto terminale, ma una tappa necessaria alla vita stessa, nel grande ciclo cosmico, cui partecipano anche gli uomini.

Stele dedicata a Basileia e Zeuxippo (Persefone e Ade) IV secolo a.C. proveniente da Atene Museo d’Antichità Winckelmann, inv. 2220

Nel tempietto che ora ospita in Orto Lapidario il monumento a Winckelmann, sono esposte le sculture appartenute alla più antica collezione donata al Comune, quella degli Arcadi Sonziaci, tra esse oltre a una testa femminile, probabilmente di Demetra, c’è la stele con l’iscrizione dedicatoria rivolta a Zeuxippos e Basileia, nella cui identificazione pare legittimo riconoscervi uno degli appellativi con cui venivano invocati Ade e Persefone.

La stele, purtroppo frammentaria e con i personaggi ora privi della testa, raffigura un banchetto funebre con l’eroe steso su una kline (letto triclinare, usato nei banchetti) che riceve le offerte (tutti gli oggetti in mano ai personaggi come anche alcune lettere dell’iscrizione sono stati rilavorati nel primo Ottocento).

Cose dell’altro mondo: l’inferno degli antichi

L’omaggio del Museo d’Antichità “J.J. Winkelmann” a Dante Alighieri, a 700 anni dalla morte, è un’indagine sulle sue fonti: a chi si è ispirato? Un percorso in tredici tappe tra alcuni reperti delle ricche collezioni archeologiche del museo collegabili agli dei e ai personaggi che hanno compiuto il viaggio nell’al di là.