Anche nei Misteri orfici, che si fanno risalire al XVI secolo a.C., troviamo una Catabasi, quella di Orfeo alla ricerca della moglie Euridice. Il mito venne raccontato da molti autori antichi con diverse varianti, ma il nucleo centrale narra che Orfeo avesse ricevuto in dono una lira dal dio Apollo e che la potenza incantatrice del suo suono e del suo canto fosse capace di placare le bestie feroci e animare le rocce e gli elementi della natura.
Orfeo ottenne così di poter riportare indietro con sé Euridice, ma ad una sola condizione, quella di non voltarsi mai indietro fino a che non fossero usciti fuori dalle tenebre. Allora Orfeo si incamminò verso la luce, con l’ombra di Euridice a seguirlo. Quando i due ormai erano quasi fuori dall’Ade… , nel timore che lei non lo seguisse, ansioso di guardarla, l’innamorato Orfeo si volse: subito lei svanì nell’Averno. A nulla valsero i tentativi successivi di Orfeo di tornare indietro ancora una volta e ciò lo portò alla disperazione e alla decisione di non desiderare più nessuna donna dopo la sua Euridice. Morì fatto a pezzi dalle baccanti in preda all’ira e ai culti bacchici. Secondo quanto afferma Virgilio nel sesto libro dell’Eneide, l’anima di Orfeo venne accolta nei Campi Elisi dove ritrovò la sua Euridice.
Orfeo divenne la figura centrale dell’Orfismo, una tradizione religiosa che, per prima nel mondo occidentale, introdusse la nozione di dualità fra corpo mortale e anima immortale: l’anima è “caduta” a causa della colpa originaria dei Titani e per non finire nella continua rinascita in stati di sofferenza, esiste solo la necessità di condurre un’intera vita di purezza al fine di ottenere l’accesso ad una vita ultraterrena felice nei Campi Elisi. I riti iniziatici orfici promettevano un destino di salvezza dopo la morte.
Nella ricca raccolta di gemme incise (da anelli, ciondoli o altro tipo di gioielli) del Museo una piccola corniola arancione ha incisa una figura di uomo nudo visto di profilo rivolto verso destra, seduto con una gamba distesa e l’altra leggermente flessa, che con una mano suona la cetra e con l’altra tiene un oggetto, forse una corona con lunghe bende. Davanti a lui è una colonnina su cui poggia un idolo. Due possono essere le interpretazioni di un personaggio che suona la cetra: il dio Apollo o Orfeo, che in genere però è vestito e affiancato da animali.
Cose dell’altro mondo: l’inferno degli antichi
L’omaggio del Museo d’Antichità “J.J. Winkelmann” a Dante Alighieri, a 700 anni dalla morte, è un’indagine sulle sue fonti: a chi si è ispirato? Un percorso in tredici tappe tra alcuni reperti delle ricche collezioni archeologiche del museo collegabili agli dei e ai personaggi che hanno compiuto il viaggio nell’al di là.