A che ora salì Dante al Paradiso? ce lo dice l’orologio di Dante! La cronometro a tappe del viaggio poetico di Alighieri nell’oltretomba ha da sempre catalizzato l’attenzione di dantisti e dantofili che, sulla base di riferimenti testuali di natura astronomica e significati simbolici, sono giunti a definirne la durata temporale in sette giorni, tra il tardo pomeriggio del 7 aprile e mercoledì 13 aprile dell’anno 1300.
Ma nella terza cantica, l’ascesa al Paradiso è scandita perfino dal tin-tin di un orologio meccanico.
Lo annota, tra gli altri, anche Enrico Morpurgo (Trieste 1894 – Amsterdam 1972) docente di italiano all’Università di Amsterdam e Groningen, scrittore, saggista e autore di numerosi testi sulla storia degli strumenti per misurare il tempo.
Il suo articolo L’orologio di Dante viene pubblicato sulla rivista olandese “Neophilologus: an international journal devoted to the study of modern and mediaeval language and literature” nel 1946. L’immagine del congegno meccanico fornito di ruote dentate azionate da pesi e contrappesi, dotato di un disco rotante su cui sono indicate le ore, di un indice fisso per segnarne lo scorrere e di un campanello percosso dagli ingranaggi che funge da sveglia soccorre il poeta nella similitudine che descrive la corona delle anime beate che gli appaiono muovendosi in cerchio e cantando:
Indi, come orologio che ne chiami
ne l’ora che la sposa di Dio surge
a mattinar lo sposo perché l’ami,
che l’una parte e l’altra tira e urge,
tin tin sonando con sì dolce nota,
che ‘l ben disposto spirto d’amor turge;
così vid’ ïo la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
e in dolcezza ch’esser non pò nota
se non colà dove gioir s’insempra.[Par. X 139-148]
Il mattinar di verso 141 significa recitare il Mattutino. Il che implica che l’orologio da camera a cui Dante fa riferimento è uno svegliatore o svegliarino monastico, un congegno a sveglia che segnava le ore canoniche della vita conventuale la cui invenzione è attribuita ai benedettini.
Per farsi un’idea di che tipo di ordigno stiamo parlando, basta osservare con attenzione il celebre affresco del Botticelli in cui Sant’Agostino nello Studio è circondato di libri ed ha alle spalle un orologio meccanico. Oppure, per chi ne abbia la possibilità, è possibile visitare il MUMEC Museo dei Mezzi di Comunicazione ad Arezzo che ha allestito una mostra dedicata all’orologeria al tempo di Dante.
Ma torniamo alla questione iniziale: a che ora, dunque, salì Dante al Paradiso? La domanda è anche il titolo del saggio di un altro triestino, Edoardo Pincherle, insegnante di stenografia in quel di Pisa e successivamente a Tunisi. Il suo studio del 1883 prende in esame la critica dantesca tardo ottocentesca inerente questioni cosmografiche e avvalora la tesi di Luigi Bennassuti, letterato e critico veronese autore di un cattolicissimo commento in chiave ascetica alla Commedia.
Si, ma insomma, diranno i nostri lettori un po’ spazientiti, a che ora sale Dante in Paradiso? A mezzogiorno, in pieno sole, dopo aver attraversato nottetempo l’oscura selva infernale e intrapreso la salita del monte Purgatorio alle prime luci dell’alba.