La fortuna iconografica di Dante è variamente documentata nelle ricche collezioni della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte. Che il Sommo Poeta non si sia mai fatto un selfie è certo ma la sua immagine, ripresa dal mondo dell’arte, si diffonde ovunque anche grazie alla fotografia.
La tecnica fotografica, nata nel 1839, raggiunge una grande espansione grazie al successo della carte de visite, realizzata dal fotografo francese André Adolphe Eugène Disdéri che brevetta, nel 1854, una macchina fotografica, dotata di più obiettivi in grado di scattare tra le 4 e le 8 immagini su un’unica lastra. L’invenzione abbassa notevolmente il costo delle fotografie stampate su cartoncini con dimensioni 6×10. Le fotografie si diffondono ovunque. Pose, non solo a mezzobusto, ma anche a figura intera, ben presto divengono una sorta di banconota sentimentale, simulacro di affetti e, al contempo, bene da collezionare e scambiare.
La propensione al collezionismo ottocentesco induce a raccogliere in album rilegati, non solo le fotografie di famigliari e amici, ma anche di personalità del mondo della politica, della letteratura e delle arti. La passione per le carte de visite coinvolge tutti, indipendentemente dal ceto sociale.
La regina Vittoria è un’instancabile collezionista di ritratti, e la sua passione contribuisce a diffondere questa moda in Inghilterra, dove si venderanno da trecento a quattrocento milioni di carte de visite l’anno. Anche l’imperatrice Elisabetta colleziona un notevole numero di carte de visite. La sua collezione affianca le fotografie famigliari a quelle delle bambinaie dei figli, di diplomatici, funzionari, nobili e attori.
In Fototeca, il ritratto di Dante è presente in forma sciolta o in diversi album famigliari che documentano la propria esistenza e il personale percorso di costruzione identitaria.
Quelli della famiglia Pepeu costituiscono uno straordinario veicolo informativo sulle tendenze politiche e gli interessi culturali dei proprietari. La presenza delle fotografie di Garibaldi e Dante rappresentano una sorta di lessico visivo dell’Italia unita.
L’album contiene la carte de visite che riproduce l’opera La visione: Dante e Beatrice di Ary Schaeffer (1795-1858) realizzata dallo studio del fotografo napoletano Michele Amodio (1817?-1913).
Una delle carte de visite del Sommo Poeta più diffuse è quella che riproduce il ritratto realizzato da Giotto conservato al museo Bargello di Firenze.
Il modico costo consente a un vasto ed eterogeneo pubblico di acquistare i piccoli positivi e conoscere il volto di Dante.