La diffusione del culto di Dante attraverso le cartoline

Le cartoline costituiscono uno straordinario mezzo di diffusione del culto di Dante a partire dall’ultimo quarto del XIX secolo.

La fotografia traduce i monumenti scultorei e pittorici che descrivono il poeta fiorentino e le sue opere in uno straordinario lessico visivo e comune dell’Italia unita di cui si ha ampia traccia in Fototeca.

Diversi esemplari conservati a Palazzo Gopcevich riproducono il monumento di Dante realizzato a Trento dallo scultore fiorentino Cesare Zocchi (1851-1922) e inaugurato l’11 ottobre 1896.

Il gruppo scultoreo dedicato al Sommo Poeta in una città asburgica rappresenta un manifesto politico irredentista in pietra scolpita e un’attrazione turistica al contempo. La circolazione del monumento attraverso le cartoline contribuisce a rendere famigliari luoghi sconosciuti. Si tratta di media che i turisti spesso acquistano e collezionano in album prima dell’avvento della fotografia amatoriale che aiutano a rievocare il viaggio compiuto.

 

Trento, monumento a Dante Alighieri Trento, 1900-1910 ca. 1 cartolina ; 142x90 mm Fototeca dei Civici musei di storia ed arte, inv. F12068

A Firenze lo stabilimento dei Fratelli Alinari rende omaggio a Dante pubblicando, nel 1902, una nuova edizione illustrata della Divina Commedia.

Nel 1900, Vittorio Alinari (1859-1932) bandisce un concorso a cui partecipano gli artisti italiani. Il primo premio è vinto da Alberto Zardo (1876-1959), il secondo da Armando Spadini (1883-1925) e il terzo a pari merito da Duilio Cambellotti (1876-1960) ed Ernesto Bellandi (1842-1916). Cento opere del concorso sono poi stampate in formato cartolina dallo stabilimento Alterocca di Terni.

Così Alinari contribuisce a divulgare il mito di Dante anche attraverso il contributo degli artisti contemporanei.

Tra le cartoline realizzate dallo stabilimento fiorentino si conservano quelle di Pietro Senno (1831-1904) e del giovane Alberto Martini (1876-1954).

Pietro Senno riproduce Vanni Fucci, dannato descritto come una bestia finito all’Inferno nella bolgia dei ladri. Fucci subisce un’alterazione fisica che si replica all’infinito: morso dai serpenti, come la fenice, viene continuamente incenerito per poi ricomporsi. 

Pietro Senno Vanni Fucci Fratelli Alinari 1 cartolina ; 90x138 mm Fototeca dei Civici musei di storia ed arte, inv. F252212

L’altra cartolina riproduce il passo presente nel XXXII canto dell’Inferno, dedicato a Bocca degli Abati, il traditore dei fiorentini guelfi a Monteaperti relegato nel Cocito, il lago di ghiaccio destinato ai traditori.

Il giovane Alberto Martini viene segnalato ad Alinari dallo studioso d’arte napoletano Vittorio Pica.

La dimensione del sogno e del sonno contraddistingue quest’immagine così come le quasi 300 tavole dedicate alla Divina Commedia e realizzate dall’artista tra il 1922 e il 1944.

Alberto Martini Bocca degli Abati Fratelli Alinari 1 cartolina ; 90x138 mm Fototeca dei Civici musei di storia ed arte, inv. F252213