Figlio di Giove e della principessa Semele, la figlia di Cadmo re di Tebe, Dioniso – il Bacco dei romani – non conobbe sua madre, morta prima del parto (infatti,Zeus lo aveva cucito nella sua coscia per portare a termine la gestazione).
Molte sono le raffigurazioni del dio sulla ceramica greca di produzione attica tanto nella tecnica a figure nere (la più antica) che a figure rosse, ove l’immagine di Dioniso passa da una figura barbata a una giovanile, sempre accompagnata dal suo corteo di satiri e menadi.
Il dio Dioniso dopo un’avventurosa vita terrena, prima di salire all’Olimpo, scese agli Inferi per andare a prendere la madre.
Alcune fonti indicano come luogo della sua discesa la baia di Trezene, altre raccontano che si tuffò nelle acque del lago di Lerna, che erano senza fondo. Allora Cerbero, cane guardiano di Ade, gli si fece incontro; lo vide bello di auree corna e innocuo si sottomise: scodinzolando mansueto gli lambì gambe e piedi col muso trilingue (Orazio, Carmina, II, 19, vv. 29-32).
Secondo la tradizione, quando Dioniso domandò l’anima di Semele agli dei inferi, costoro proclamarono che l’Ade avrebbe restituito la preda se Dioniso avesse mandato come riscatto della vita di lei la cosa che gli era più cara. E Dioniso, conosciuto quanto era stato decretato dalle potenze infere, ci rifletté un po’ e poi delle tre cose che soprattutto amava, l’edera, la vite e il mirto, scelse quest’ultimo per inviarlo agli dei inferi (Scolio al verso 330 delle Rane di Aristofane; anche il tragico Iofonte attesta ciò).
È questa la storia che lega la pianta del mirto agli dei ctoni e ne fa i suoi rami adatti alle corone sacre.
Cose dell’altro mondo: l’inferno degli antichi
L’omaggio del Museo d’Antichità “J.J. Winkelmann” a Dante Alighieri, a 700 anni dalla morte, è un’indagine sulle sue fonti: a chi si è ispirato? Un percorso in tredici tappe tra alcuni reperti delle ricche collezioni archeologiche del museo collegabili agli dei e ai personaggi che hanno compiuto il viaggio nell’al di là.