Dante Alighieri non è mai stato a Trieste in vita sua, questo lo abbiamo per certo. Ma in ispirito, verso gli anni Trenta del Novecento, pare esser stato assiduo frequentatore di casa Cambon in via della Geppa 4, almeno a leggere Nella Doria Cambon (1872-1948) poetessa triestina famosa per il suo circolo letterario e per predicare e praticare lo spiritismo.
Attorno al tavolino di Nella, nipote del medico e dantofilo Giovan Battista Tagliapietra di cui vi abbiamo parlato qualche post fa, siedono spesso scrittori in carne ed ossa, come Italo Svevo che ammicca ai raduni in casa Cambon nel celebre episodio della seduta spiritica dai Malfenti nella Coscienza di Zeno.
Ma le sedute spiritiche dai Cambon sono frequentate soprattutto dai fantasmi dei poeti trapassati. Nella asserisce, in particolare, di essere assistita nientepopodimeno che dallo spirito guida Alessandro Manzoni, tanto assiduo nel manifestarsi nel suo soggiorno da meritare l’affettuoso appellativo “papà” nei verbali manoscritti delle sedute spiritiche che sono conservati in Archivio Diplomatico di Biblioteca Hortis.
Nella si avvale di due collaboratori, Enrico e Romana Fornis, che fungono da medium durante le sedute spiritiche.
La prima apparizione dantesca avviene il 4 ottobre 1929, quando alla seduta partecipa Fabio Frassetto, docente di antropologia a Bologna ed autore di Dantis Ossa. La forma corporea di Dante – Scheletro, ritratti, maschere e busti (1933). Ed ecco lo spirito di Dante palesarsi in sembianze corporee a Romana Fornis che così lo descrive agli astanti:
Occhi intensi, occhi a noce investigatori, la pelle scura, i capelli bruni, uscenti a ciocche scolorite di sotto il copricapo, il lucco scendente dalle spalle un po’ curve, esili.
Frassetto, grazie agli studi che sta compiendo, riscontra nella descrizione della medium alcuni dettagli dei tratti somatici del poeta. Assodato perciò che trattasi del fantasma di Alighieri, gli viene chiesto quale sia il ritratto che più gli somigli e chi tra i suoi innumerevoli commentatori l’abbia pienamente compreso. Le risposte del poeta non si fanno attendere: il ritratto più somigliante è quello esposto alla Galleria degli Uffizi e tra i suoi chiosatori Giovanni Pascoli e Gabriele Rossetti sono gli interpreti più fedeli.
Ma è nella apparizione del 18 febbraio 1937 che il Sommo Poeta diventa ghostwriter, o meglio, editor di Nella Cambon e appone l’incorporea mano ad un lavoro a lui medesimo dedicato, guarda caso lasciato in bella vista su un mobile in salotto, correggendolo e rendendolo molto più autorevole.
Al 10 novembre 1938 si data la lunga invettiva del fantasma di Dante sull’epoca moderna e sugli spiriti degenerati che culmina nella benedizione di Nella Doria Cambon:
La vostra epoca di disattenzione e disamore per tutte le cose spirituali porta pure a noi disappunto e dispiacere; noi che tanto facemmo per l’umanità… E quella d’oggi ha gli occhi bendati, la volontà negletta… E perciò anche nel nostro mondo si combatte senza nessun conforto d’essere ascoltati. Purtroppo questo dilagare di incredulità […] queste correnti che dilagano nel vostro mondo, sono emanate da spiriti che cercano di oscurare le menti di ogni vivente.
Ma la vittoria sarà degli spiriti superiori. Voglia Dio conceder grazia di poteri spirituali e così dare a te, Nella, quella pace spirituale che tanti anni stai cercando.
Ti benedico.
Il tuo Dante Alighieri.
Vi abbiamo incuriosito? allora eccovi serviti: potete consultare l’inventario del fondo archivistico di Nella Doria Cambon i cui documenti possono essere consultati in Archivio Diplomatico in Hortis, mentre in biblioteca potete prendere in prestito i suoi libri.