Trieste, tra l’Otto e il Novecento, vanta appassionati lettori di Dante fra collezionisti e filologi. Marco Besso e Salomone Morpurgo sono accomunati dalle origini ebraiche, dagli ideali irredentisti e dall’aver vissuto l’attività lavorativa al di fuori della città.
Marco Besso (Trieste 1843-Milano 1920), fondatore della Compagnia delle Generali, fu attivo a Roma dal 1863 e a Firenze. Egli pubblica nel 1914 il Philobiblon di Riccardo de Bury, che dedica alla città di Trieste, spinto dall’amore per il libro che condivide con il preumanista anglosassone.
La fortuna di Dante fuori d’Italia (Firenze, Olschki 1912) è il saggio in cui egli descrive la trasmissione dei codici manoscritti della Commedia e le traduzioni in lingue estere. Vi fa riprodurre le più celebri illustrazioni del poema a partire dal XV secolo.
Salomone Morpurgo (Trieste 1860-1942) per i suoi trascorsi irredentisti – è amico di Guglielmo Oberdan – deve rifugiarsi a Roma dove si Laurea alla Sapienza e inizia le pubblicazioni dell’«Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino».
Legato alla scuola carducciana, scrive saggi di rilievo sulla letteratura italiana dei primi secoli.
Come bibliotecario dirige la Biblioteca Riccardiana di Firenze, pubblicando I codici riccardiani della Divina commedia (Firenze, Tipografia Landi 1893), primo dei cataloghi di manoscritti italiani da lui curati. Nominato nel 1898 al vertice della Biblioteca Marciana di Venezia, dal 1905 è chiamato alla guida della Biblioteca Nazionale di Firenze, che dota di un museo bibliografico, dell’archivio di deposito della produzione libraria nazionale e di un laboratorio di studi codicologici.
Nel 1923, sfiduciato, contrario al fascismo, si dimette.
È ricordato per l’originale metodo di indagine sui codici, che lo conduce a scoprire e a pubblicare il manoscritto del Detto d’Amore, attribuito a Dante, sulla rivista «Il Propugnatore» (I, 1888). Nello studio del canzoniere di G. Quirini egli trova tre sonetti che parlano dell’amico Dante e illustrano la diffusione delle cantiche durante la vita del poeta. È autore del Supplemento al catalogo di Francesco Zambrini Le opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV (1929), fondamentale per lo studio sui testi di Dante o a lui attribuiti, e sui primi commentatori.