“Oleum lucet, fovet ignem”. I bozzetti dell’Ampolla dantesca di Trieste per Ravenna

Nel 1907 la Società Dantesca di Firenze fece realizzare una lampada votiva per illuminare perennemente la tomba di Dante, da collocare in occasione delle Feste Dantesche da essa organizzate a Ravenna il 13-14 settembre 1908. Riccardo Zampieri, direttore del giornale triestino “L’Indipendente”, propose a Trieste di unirsi all’omaggio, offrendo un’ampolla argentea per contenere l’olio che alimentava la lampada, donato in perpetuo dal Comune di Firenze. Il Circolo Artistico Triestino aderì entusiasticamente, formando un “Comitato per l’ampolla di Dante”, incaricato della raccolta dell’argento e del concorso fra gli artisti, bandito nel febbraio 1908.

Tra i ventinove progetti presentati, quattro furono i bozzetti ammessi al concorso di secondo grado: “Anello simbolico” di Giovanni Mayer [fig. 1], in cui l’ampolla poggia su un giro di colonnette attorniate da atletiche e muscolose figure di sostegno, visibilmente sotto sforzo – sostituiti nel concorso di secondo grado da cinque melanconiche e aggraziate figure di donne attorno a un’ara ornata da corone d’alloro [fig. 2]; “Trieste sempre” di Giovanni Marin e Piero Lucano [fig. 3], che vinse il secondo premio; “Cellini” di Romeo Rathmann [fig. 4]; “Poema” di Giuseppe Lumbert [fig. 5].
1. Giovanni Mayer (Trieste 1863-1943), "Anello simbolico". Bozzetto per l'Ampolla Dantesca (primo concorso), 1908; gesso; Trieste, Civico Museo Sartorio, Gipsoteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. CMSA 34937 (fotografia di Alessandra Relli)
2. Biagio Padovan, Bozzetto dell'Ampolla Dantesca di Giovanni Mayer (secondo concorso), 1908; gelatina ai sali d'argento; Trieste, Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. 7/2513
3. Gianni Marin (Trieste 1875-in navigazione 1926), Pietro Lucano (Trieste 1878-1972), "Trieste sempre". Bozzetto per l'Ampolla Dantesca, 1908; gesso; dono del Comitato per l’Ampolla Dantesca, 22.06.1908; Trieste, Civico Museo Sartorio, Gipsoteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. CMSA 34941 (fotografia di Alessandra Relli)
4. Romeo Rathmann (Trieste 1880-Londra 1962), "Cellini". Bozzetto per l'Ampolla Dantesca, 1908; gesso; dono del Comitato per l’Ampolla Dantesca, 22.06.1908; Trieste, Civico Museo Sartorio, Gipsoteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. CMSA 34943 (fotografia di Alessandra Relli)
5. Giuseppe Lumbert, "Poema". Bozzetto per l'Ampolla Dantesca, 1908; gesso; dono del Comitato per l’Ampolla Dantesca, 22.06.1908; Trieste, Civico Museo Sartorio, Gipsoteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. CMSA 34944 (fotografia di Alessandra Relli)
6. Giovanni Mayer (Trieste 1863-1943), Bozzetto vincitore del concorso per l'Ampolla Dantesca, 1908; gesso; dono di Nina vedova Mayer, 10.08.1944 Trieste; Civico Museo Sartorio, Gipsoteca dei Civici Musei di Storia ed Arte, inv. CMSA 2569 (fotografia di Alessandra Relli)
Vincitore del concorso risultò Mayer e, dietro suggerimento della giuria, l’Ampolla ricevette la sua forma definitiva [fig. 6]: eliminata l’ara, essa è sostenuta da un anello, simbolo di fedeltà ed amore, sorretto dalle cinque fanciulle raffiguranti le anime delle province irredente: Trieste, Gorizia, Istria, Dalmazia e Trento. Sul collo, le raffigurazioni di Virgilio, Sordello da Goito, Dante, Beatrice e Farinata degli Uberti.

L’ampolla fu fusa con l’argento donato dai triestini e le cinque province irredente fornirono ciascuna l’argento necessario alla modellazione della “propria” vergine; la Società Alpina delle Giulie offrì la colonna, tratta da un masso proveniente da una grotta del Carso, e la città di Fiume la ghirlanda argentea che ne abbraccia il capitello. L’Ampolla venne fusa da Isidoro Bragadin e cesellata da Daniele Pascoli.

Trasportata via mare su quattro piroscafi – di cui uno comandato da Nazario Sauro – fu consegnata a Ravenna il 13 settembre 1908 da un corteo guidato da Attilio Hortis – presidente del Comitato – che aveva suggerito di incidere sul manico, rifacendosi a San Bernardo di Chiavaravalle, i versi “Oleum lucet | fovet ignem” (“l’olio illumina, alimenta il fuoco”). Essi, nell’opera finita, muteranno in “Oleum lucet | fovet flammam”, evocando la fiamma che da sempre ardeva invisibile sulla tomba del Sommo Poeta e cui era stata data definitiva concretezza, ma simboleggiando altresì la speranza di Trieste e delle altre province irredente.