Bice Polli e Dante bambino: pappo, dindi, nanna

Pappo, dindi, nanna… ma siamo sicuri che parliamo di Dante?

Sì, parliamo proprio di Alighieri e del suo pensiero riguardo la fanciullezza e lo facciamo grazie alla poetessa triestina Bice Polli (1898-1989), autrice di molte opere per ragazzi che ha dedicato all’infanzia di e in Dante una conferenza dal titolo Un Dante candido, organizzata alla fine degli anni Trenta al Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste.

Bice Polli (Trieste 1898-1989), Fondo Archivio Diplomatico, Biblioteca civica A. Hortis

Racconta Bice Polli che quella del piccolo Durante probabilmente non fu un’infanzia felice.
Sua madre, Bella degli Abati, morì quando lui era ancora in tenera età e così si ritrovò a crescere con il padre, la matrigna Lapa e i fratellastri.

Nelle sue opere Dante accenna spesso al mondo della fanciullezza e si intenerisce all’immagine del bambino che corre tra le braccia della mamma quando ha paura o è triste.
Nell’XI canto del Purgatorio incontriamo anche due espressioni bambinesche, il pappo e i dindi, onomatopee tratte dalla parlata toscana che significano pappa e soldi. Il poeta le mette in bocca a Oderisi da Gubbio, celebre miniaturista che deve espiare la superbia del suo ingegno e che, rammentando a Dante quanto la fama terrena sia effimera, definisce l’età infantile con parole di bimbo:

Che voce avrai tu più, se vecchia scinde
da te la carne, che se fossi morto
anzi che tu lasciassi il “pappo” e “l’dindi” […]

Purgatorio XI 103-105

Credi di avere una fama maggiore se muori da vecchio,
invece di essere morto
quando ancora parlavi in modo infantile?

Bice Polli, Un Dante Candido, Fondo Archivio Diplomatico, Biblioteca civica A. Hortis

Come non ricordare i due bambini figli del conte Ugolino lasciati morir di fame insieme al padre rinchiusi in una torre? Alighieri giudica l’infanticidio un’infamia perché l’anima dei bambini che si affacciano alla vita è

[…] semplicetta che nulla sa,
salvo che mossa da leto fattore,
volentier torna a ciò che la trastulla.

Purgatorio XVI 103-105

Questo concetto dell’innocenza e della purezza dell’anima infantile, che istintivamente si rivolge a ciò che la diverte, è espresso da Dante anche nel Convivio:

[…] qualunque cosa vede che paia avere alcun bene, crede che sia esso. E perché la sua Conoscenza prima è imperfetta per non essere esperta né dottrinata, piccioli beni le paiono grandi e però da quelli comincia prima a desiderare […]

L’età novella è incapace di perfidia, sa solo accendersi di felicità:
E come fantolin, che inver la mamma
Tende le braccia, poi che il latte prese,
Per l’animo che infin di fuor s’infiamma

Paradiso XXIII 121-123

Una terzina che, per Bice Polli, vale più di un intero trattato di psicologia infantile.