Artisti del Revoltella che interpretano Dante: Alberto Martini

“La mia vita è un sogno a occhi aperti, né credo di essere il primo ad affermare che la vita è un sogno, e il sonno un sogno a occhi chiusi falsato dall’incubo della realtà […] Chi vive nel sogno è un essere superiore, chi vive nella realtà, uno schiavo infelice. Dante fu certamente il maggior poeta del sogno della vita, del sonno e della morte”


Alberto Martini, “Vita d’artista”, 1939-1940

Così si esprime Alberto Martini (Oderzo, 24 novembre 1876 – Milano, 8 novembre 1954) su Dante, dimostrando la profonda affinità che li lega. Presente nelle raccolte del Museo Revoltella con tre litografie e un olio intitolato Un canto, Martini è stato un assiduo frequentatore della Commedia, che illustrò ripetutamente per un quarantennio, producendo circa trecento opere di grafica, passando dalla matita alla china al guazzo colorato alla litografia.
Alberto Martini, Un canto, olio su tela, 55x45,5 cm, inv. 3119, Museo Revoltella, Trieste
Le sue prime trascrizioni grafiche dei versi di Dante risalgono al concorso Alinari del 1900-1901, propedeutico alla lussuosa edizione della Commedia del 1902, che aveva chiamato all’appello i migliori artisti italiani a cavallo tra Ottocento e Novecento. L’onirico, il macabro, il grottesco e il surreale che Martini ritrova in Dante continuano a ispirarlo anche successivamente, tanto che nel 1940-41 propone le sue nuove produzioni grafiche ad Arnoldo Mondadori. Purtroppo, per motivi che esulano dalla qualità grafica delle sue opere, Martini non riesce a vedere pubblicati i suoi lavori né con Mondadori, né, poco dopo, con l’editore Sadel di Milano. Solo nel 2008 il corpus di opere a soggetto dantesco di Martini vede le stampe nell’edizione di Mondadori Arte, a cura di Paola Bonifacio della Pinacoteca “Alberto Martini” di Oderzo.
Alberto Martini, Inferno, canto III, La Divina Commedia illustrata da Alberto Martini, Milano, Mondadori arte, 2008, Biblioteca d’arte Molesi, Trieste
Nell’illustrazione dedicata a Caronte, il traghettatore infernale si staglia sui dannati, compressi nella barca infernale, con gli occhi sbarrati e i volti scavati dal terrore. Martini interpreta letteralmente gli “occhi di bragia” del nocchiero, “Che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote” (Inf., canto III).
Estremamente macabra è la raffigurazione degli invidiosi nel XIII canto del Purgatorio, che, puniti nella vista per aver invidiato con gli occhi, hanno le palpebre, da cui sgorgano lacrime e sangue, cucite con il fil di ferro.
Alberto Martini, Purgatorio, canto XIII, La Divina Commedia illustrata da Alberto Martini, Milano, Mondadori arte, 2008, Biblioteca d’arte Molesi, Trieste
Alberto Martini, Paradiso, canto XXX, La Divina Commedia illustrata da Alberto Martini, Milano, Mondadori arte, 2008, Biblioteca d’arte Molesi, Trieste
Nel canto XXX del Paradiso l’angelica Beatrice, circonfusa di luce, condanna i peccati degli uomini, rappresentati dalla lupa (avarizia), dalla lonza (lussuria) e dal leone (superbia), che emergono da un fondo scuro con tratti che rimandano al simbolismo d’oltralpe.